
Terrore notturno, un caso tutto italiano
Con il mio lavoro mi trovo spesso a dare la caccia a libri rari, cercando collegamenti logici che mi portano altrettanto spesso a dover rintracciare gente, parlare con questo e quello, e a ritrovarmi puntualmente impastato davanti a grandi scaffali ricolmi di libri o in soffitte piene di maledetti ragni, appollaiati esattamente sui tomi che stavo cercando. Poi un giorno mi ritrovo fra le mani La Gazzetta medica Italiana delle province Venete. Anno 1863. Me lo rifilano tra una chiacchiera e l’altra e mi dicono che dentro potrei trovare qualcosa di interessante.
Conoscendo il mio gusto per i fatti insoliti e per i fatti inspiegabili, aggiungono che gradirebbero che facessi delle scansioni, perché in tempo zero lo avevo già infilato nel mio zaino. Tornato a casa me ne dimentico e lo lascio in mezzo ai miei libri per quasi dieci anni e lo ritiro fuori soltanto ad agosto. Si parla di un caso di “monomania persecutiva con allucinazioni acustiche e visive originate da spavento, affezioni venose”, analizzato dal dottor Cesare Vigna. Non essendo riportato il nome del paziente, lo chiamerò Giuseppe. Di lui si sanno solo una manciata di informazioni: ha 30 anni e vive nel distretto di Lendinara dove possiede alcuni campi e dei mulini. Siamo nel 1862 e il paziente, affetto da gravi turbe psichiche si trova in “morocomio” (come scritto sulla Gazzetta medica), in luogo di manicomio, che suona un po’ meno preoccupante.
Ma cosa c’è di strano in questa vicenda?
Ebbene, il nostro Giuseppe di Lendinara vive in perenne stato di agitazione e così il dotto Vigna cerca di approfondire. L’uomo viene allora sottoposto ad analisi da parte del dottor Vigna che riscontra una certa reticenza da parte del degente di prendere le medicine per il mal di testa e i forti dolori allo stomaco. A stento si lasciò indagare, scrive Vigna, appuntando qualcosa di molto interessante:
“Per oltre 13 giorni soffrì una veglia continua, fenomeno essenzialmente morboso e non suscettibile di simulazione. In queste due settimane le condizioni dell’uomo erano peggiorate con la comparsa di febbre, nausea e vomito. Al quattordicesimo giorno il degente si addormentò e, infine, al suo risveglio, ogni malanno era cessato.
Per saperne di più su questa strana storia, guarda il video qui sotto
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