Cinque racconti horror suggeriti da Lovecraft
Articolo a cura di Ilario Gobbi.
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Ben ritrovati! Oggi approfondiremo cinque racconti che il Sognatore di Providence ha avuto modo di lodare nella sua vita, esplorandone la trama ed elementi degni di nota.
1. La polvere bianca
“I Tre Impostori” è un romanzo horror a episodi scritto da Arthur Machen e pubblicato nel 1895. Abbiamo trattato uno specifico episodio “I romanzo del Sigillo Nero” in un video che trovi in questo canale (I Miti del Tubo di Ilario Gobbi). I protagonisti sono due perditempo londinesi che vengono in contatto con tre impostori, in realtà appartenenti a una società segreta, in cerca di un uomo con gli occhiali per recuperare una moneta raffigurante l’imperatore Tiberio commemorativa di un’orgia.
“La polvere bianca” fu una delle storie che colpì profondamente Lovecraft il quale si ispirò ad alcuni elementi per i suoi racconti “Aria Fredda” e “La cosa sulla soglia”: assieme a Il romanzo del Sigillo Nero la definì il culmine della produzione orrorifica di Machen.
La storia appare influenzata da Edgar Allan Poe e Robert Louis Stevenson: come in “Il caso del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde” abbiamo infatti la degenerazione di un individuo nella sua metà più rivoltante, che qui però è letteralmente qualcosa che non ha più nulla a che fare con la sua precedente forma umana.
Francis, il fratello della narratrice, è uno studente di diritto che inizia a deperire a causa degli sforzi intensi. Decide di rivolgersi a un medico che gli prescrive una polvere bianca per rinvigorire.
In effetti il giovane si riprende a livelli inaspettati, e da studente indefesso diventa un frequentatore di locali e della bella vita. Nonostante scoppi di salute la ragazza sospetta qualcosa di preoccupante. In effetti l’uomo inizia a tornare sempre più tardi la sera e a discostarsi da lei. Inoltre scorge sulla sua mano una macchia – che si prospetta di celare – e avverte in lui un’espressione che non riconosce nemmeno com umana. Torna a rivolgersi quindi al medico, e questi appura che il farmacista gli ha fornito non il solfato di chinino ma un altro farmaco somigliante, molto più antico. Nel frattempo la donna nota che la fasciatura si è estesa a tutta la mano. Il dottore torna a visitare Lester e ne esce sconvolto, chiedendo di non essere più coinvolto in tutto ciò.
Il fratello rifiuta di incontrare più la sorella. Un giorno, guardando verso la sua finestra, lei scorge non un uomo ma “qualcosa di vivente”, un simbolo della ripugnanza e dell’orrido, che al posto della mano ha qualcosa di disgustoso come un tentacolo putrefatto. Terrorizzata cerca di incontrarlo ma lui si rifiuta di farla entrare: la sua voce è strozzata e si muove con passi strascicati, rifiutando anche di nutrirsi.
Passano i giorni in cui la giovane si strugge, incapace di fare qualsiasi cosa. A un certo punto dalla camera del fratello inizia a grondare del liquido vischioso e preoccupante. La donna e il dottore entrano in camera con la forza e odono un rumore di acqua gorgogliante. Sul pavimento trovano una massa né liquida né solida in putrefazione, membra duttili che si contorcono e occhi di fiamma. Il dottore la aggredisce. La ragazza viene ricoverata per lo shock, e il dottore le consegna il risultato delle analisi della polvere bianca. La sostanza risulta un innocuo sale ricostituente, tuttavia negli anni sembra essere mutato fino a produrre effetti inconsueti sulla materia organica. Sembrano esserci affinità con quello che gli alchimisti medievali definiscono “vinum sabbate”. I segreti del sabba risalgono a un’era peccaminosa antichissima. Sembra che dei corruttori offrivano alle vittime il vinum sabbate per certi riti oscuri che propiziavano nozze di sangue orgiastiche con entità ultraterrene. La polvere sembrava fare emergere il lato orrendo celato negli umani facendoli prendere il sopravvento sui corpi immacolati.
Una violazione delle leggi di natura che non può avvenire senza una tremenda vendetta. Lester aveva raccontato al medico una storia terribile tale da fargli perdere la fede in Dio: il dottore lascia l’Inghilterra e tempo dopo muore…
2. Il Terrore
“The Terror” è un romanzo breve di Arthur Machen pubblicato nel 1917 e menzionato nel saggio “Supernatural Horror in Literature” di Lovecraft.
Galler, 1914 – 1916.
La popolazione è sconvolta da una serie di fatti tragici che assumono via via connotazioni sempre più spaventose e inspiegabili secondo la logica tradizionale.
Il narratore viene a sapere che le gerarchie militari del tempo hanno imposto ai mezzi di informazioni di non menzionare in alcun modo una serie di fatti sospetti.
Fatti come un veicolo precipitato a causa di una serie di piccioni che hanno ostacolato le eliche (fatti simili sono accaduti anche in Francia, ma con delle aquile) e un’esplosione di una fabbrica di munizioni. La spiegazione ufficiale che si sia trattata di una fuga di gas non spiega come mai gli operai abbiano la faccia staccata a morsi.
La cittadina dal nome fittizio di Meirion è sconvolta da una serie di fatti tragici. All’inizio si tratta di una bimba e di un ragazzo che sono precipitati da una rupe, fatto strano siccome conoscevano la zona; poi di una donna e di una pecora morte violentemente in una valle, e di una famiglia i cui corpi vengono ritrovati con il cranio sfondato. Il dottor Lewis si informa sui casi e nota che, a differenza che negli omicidi convenzionali, manca un movente logico: ipotizza che si tratti dell’opera di un insospettabile alla Dottor Jekyll e Mr. Hyde.
E, questa, è solo l’anticamera di ciò che verrà definito “Il Terrore”.
Il ricco Remnant riferisce a Lewis che secondo lui è l’opera di agenti tedeschi che riescono con un qualche tipo di “raggio Z” a seminare il terrore. Non ci si spiega altrimenti come possano diventare furiosi galli, api e cani.
Una sera il dottor Lewis ha addirittura l’impressione che gli alberi nelle vicinanze abbiano cambiato forma e che un albero sia apparso dal nulla nel giardino di casa sua.
Si avvicendano voci preoccupanti di morti misteriose, come quella di un bambino soffocato sotto i frassini, un altro affogato in un placido acquitrino, e un viandante ode una notte nel bosco uno scalpiccio preoccupante. D’altronde sembra che effettivamente vi sia qualche pericolo di tipo militare, giacché alcuni sentieri sono presidiati da soldati e le fabbriche umane sono presidiate. Si sparge l’idea che i tedeschi siano penetrati in territorio inglese disponendosi in basi sotterranee per agire contro la popolazione inglese quando i tempi sarebbero stati maturi.
La cosa strana è che gli obiettivi colpiti finora sono civili – come una famiglia alienata che si lascia morire di sete – e, se il mezzo dei tedeschi è un raggio, non si capisce come faccia addirittura a rovesciare delle barche. Inoltre appaiono delle falene nei luoghi dove si verificano delle morti.
Lewis coglie la terrificante verità: gli animali si stanno ribellando agli esseri umani!
Forse, con le carneficine provocate dalla Prima Guerra Mondiale, gli animali hanno colto che il dominio degli uomini è giunto al termine e hanno deciso di prenderne il loro posto.
Il fenomeno rientra nell’inverno del 1915. Ma nessuno può garantire che non accadrà di nuovo…
3. Il Grande Cerchio
Henry St. Clair Winstead (1882-1932) fu un diacono episcopale e scrittore nonché collaboratore di Lovecraft, il quale partecipò al racconto “La Trappola” e con alcuni suggerimenti a “Bothon”.
Stando a Lovecraft non aveva alcuna caratteristica che si sarebbe potuta aspettare dal suo ruolo: imprecava come un duro, vestiva abiti sportivi e rifuggiva da perbenismi di ogni topo.
Whitehead era un autore interessato, più che all’orrore vero e proprio, al weird, al senso di bizzarro e fuori dalla norma. Tra i suoi racconti migliori ci sono “Cassius” (la storia di un uomo tormentato dal suo gemello demoniaco) e “Passion of a God”.
Secondo S.T. Joshi la sua produzione letteraria costituisce uno dei rari picchi qualitativi di Weird Tales di quegli anni, sebbene fosse mitigata da una certa convenzionalità nella descrizione del soprannaturale e da una mancanza di intensità. Lovecraft definì le opere di Whitehead “tra i lavori più efficaci dei loro tempi”.
“Il Grande Cerchio” (The Great Circle) vede il narratore Gerard Canevin e i suoi compagni bloccati, nel corso di una esplorazione dello Yucatan, in una radura che circonda un misterioso albero, che i bellicosi nativi non osano avvicinare. Uno del gruppo sparisce dopo essere salito sull’albero e si forma l’idea che vi sia in azione un elementale dell’aria.
Canevin sale in cima all’albero e si trova proiettato con il suo amico Wilkes in un mondo o una terra diversa da quella in cui si trovavano, a confronto con un Grande Potere alieno alla comprensione umana adorato dai guerrieri Maya.
4. The Place Called Dagon
“The Place Called Dagon” è un romanzo di genere horror scritto da Herbert S. Gorman nel 1927.
In una lettera a August Derleth del 1928 Lovecraft lo definiva puerile e scritto con uno stile povero, ma affermava che lo aveva catturato per l’ambientazione del New England e le atmosfere strane e minacciose. Evidentemente in seguito la sua opinione si modificò, siccome lo incluse nella lista di opere degne di nota nel suo saggio “Supernatural Horror in Literature”.
Il giovane dottor Daniel Dreeme giunge presso il villaggio di Marlborough nel Massachusetts per assistere il cupo Jeffrey Westcott che a quanto pare si è sparato da solo. L’uomo ha fama di avere studiato in Germania cose antiche e la cittadina è tutto fuorché ospitale con gli stranieri.
Il medico scoprirà che che Marlborough è sede di un culto di satanisti risalente alle streghe di Salem, al quale appartengono anche individui insospettabili.
Non è un mistero che questo libro avesse colpito Lovecraft, giacché vi ritroviamo diversi elementi che diverranno il marchio di fabbrica della sua produzione letteraria: i tomi proibiti, gli arcani riti che affondano le radici nel passato, le misteriose menzioni agli “antichi”:
Nel libro non viene spiegata la ragione per cui il luogo in questione venga chiamato “Dagon”, ma Lovecraft certamente ne ricavò delle suggestioni per alcune delle sue opere più importanti: “La Maschera di Innsmouth” e “L’Orrore di Dunwich”.
“The Place Called Dagon” è un piccolo gioiello che amalgama tensione e sensualità, misteri arcani e diffidenza nei confronti del prossimo, che merita di essere riscoperto dagli appassionati del Sognatore di Providence.
5. I Pirati Fantasma
“I Pirati Fantasma” è un romanzo horror scritto da WIlliam Hope Hodgson e pubblicato nel 1909.
La storia viene narrata da Jessopp, un marinaio imbarcato sulla Mortzestus e unico sopravvissuto dopo essere stato salvato da un altro vascello.
L’uomo offre un resoconto via via sempre più angosciato dai fatti che lo hanno portato a dubitare della sua sanità mentale.
La nave su cui era imbarcato era divenuta oggetto di strani incidenti apparentemente dovuti al caso, ma che difficilmente potevano essere spiegati con la logica.
Ai suoi occhi, questi accadimenti sono riconducibili a dei fantasmi di aspetto umanoide che hanno infestato la nave. L’autore, per sua bocca, riporta l’ipotesi che non si tratti di spettri nel senso convenzionale ma di esseri di un’altra dimensione solitamente separata dalla nostra, ma che, a causa di qualche evento che ha “magnetizzato” l’imbarcazione, sono stati capaci di emergere nel nostro mondo, quando normalmente gli abitanti delle due realtà non si accorgono degli altri che in modo sfumato.
Lovecraft lo definì “il potente racconto di una nave condannata nel suo terribile viaggio, e dei terribili diavoli marini di aspetto quasi-umano, forse spiriti di bucanieri) che la aggrediscono e conducono al suo fato sconosciuto. Con il suo bagaglio di conoscenza marittima, e con il suo sapiente suggerire di incidenti di natura di orrore latente, questo libro raggiunge invidiabili picchi di potenza”.
E con questo è tutto. Scrivi nei commenti qual è il tuo racconto preferito. Noi ci vediamo alla prossima!
Articolo a cura di Ilario Gobbi.
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