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circle k e la strana scomparsa di emma stevenson

Circle K e la strana scomparsa di Emma Stevenson

Da ormai qualche tempo vi narro vicende che nascono dal profondo dell’angoscia per la morte, per molti vittoriani un vero e proprio stile di vita, storie bizzarre provenienti dalle parti più disparate del mondo e indagini nel mondo del mistero, ma questo che sto per raccontarvi è davvero un caso più unico che raro.

Frugando tra libri e riviste del periodo vittoriano, mi imbatto in un articolo comparso sul The Circle K., datato 1894: “The disappearance of Emma Rose Stevenson”.

Inizialmente credevo si trattasse di un semplice caso di persona scomparsa, ma conoscendo il Circle K, lo leggo tutto d’un fiato districandomi con non poca fatica tra le righe di quell’inglese dannatamente pomposo, tipico del periodo.

Vengo così a conoscenza di un vero e proprio giallo dalle tinte macabre, che porterà successivamente allo scioglimento del Circle K a causa della misteriosa scomparsa di uno dei suoi membri: Emma Rose Stevenson, la donna che in presenza di ben dodici testimoni, si chiuse all’interno di un armadio e scomparve nel nulla.

Intanto, che cos’è il Circle K.? La lettera K proviene da Kensington, il quartiere di Londra dove nasce nel 1890 un circolo di gentiluomini e gentildonne dediti allo spiritismo e all’occultismo. Si tratta di gente benestante, ben istruita e con il vizietto degli spiriti.

Nel 1891, a loro spese, questo gruppetto di sei elementi crea la rivista The Circle K, il Circolo K, che non distribuiscono se non di mano in mano a coloro che frequentano il loro salotto.

Le riunioni si tengono sempre il mercoledì sera, alle 23:00, un’ora molto tarda per quel periodo, ma gli incontri sono sempre anticipati in modo che gli invitati alle sedute possano conoscersi e non provare quel senso di disagio che questo tipo di riunioni suscitano di sovente.

I fondatori del circolo sono sei, come detto prima: il dottor Edward Crombie, l’avvocato Malcolm Evans e la moglie Elodie Irving, l’avvocato Chester Cox Ward, il professor Oliver Collins e infine, Judith Anderson, la medium.

Quel mercoledì sera, il 10 ottobre 1894 attendevano l’arrivo di altre sette persone che si sarebbero unite al “dialogo” (così i membri del circolo chiamavano le sessioni medianiche). Uno ad uno arrivarono tutti gli ospiti e tra loro, anche una certa Emma Rose Stevenson, una giovane vedova di 27 anni. Suo marito, molto più anziano di lei, era morto l’anno prima di malattia e questo particolare era riportato nell’articolo con precisione, dato che la donna si trovava lì per avvicinarsi alle pratiche medianiche e capire se fosse stato possibile mettersi in contatto con il defunto consorte.

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A quanto pare, le sedute seguivano sempre lo stesso schema: venivano invitati a partecipare solo tre elementi al tavolo, mentre gli altri, sedevano alle loro spalle come meri osservatori. Per essere ammessi al circolo, partecipare o assistere alle sedute, era necessario essere presentati da qualcuno che aveva già partecipato agli incontri. Questo era un punto insindacabile.

La signora Stevenson era appunto una di queste elette, ed era stata presentata al circolo per la prima volta quella sera stessa dai coniugi Price, anch’essi presenti.

Quello che avevano notato tutti, prima di iniziare la seduta spiritica, era lo stato di irrequietudine della giovane vedova che forse vedeva in quelle pratiche un’ultima possibilità di tornare in contatto con l’amato marito, ma non quella sera, su questo punto era stata molto precisa; per prima cosa voleva sincerarsi che quello a cui stava per assistere fosse qualcosa di reale e non un passatempo per ricchi annoiati.

La seduta ebbe quindi inizio come di consueto alle 23:00. La vedova Stevenson si era seduta alle spalle dell’avvocato Cox Ward e del dottor Edward Crombie, a loro volta, seduti proprio di fronte alla medium. Inizialmente, fu piuttosto difficoltoso stabilire un contatto medianico, ma con la giusta dose di insistenza e pazienza, finalmente, Judith Anderson riuscì a mettersi in contatto con l’entità da evocare, il figlio di una coppia di anziani che lo avevano perduto molti anni prima a causa di un incidente durante una battuta di caccia.

Improvvisamente, però, qualcosa non torna; la medium inizia a respirare in modo affannoso e il medico del gruppo, il dottor Crombie si alza dalla sedia e le tasta il polso. Nello stesso istante, il tavolo su cui sono posate le mani delle sei persone del Circle e altre tre venute a partecipare attivamente alla seduta, ha uno scossone violento. Il lampadario proprio sopra di loro inizia ad oscillare e un vento freddo giunge dal centro del tavolo lasciando gli spettatori atterriti ma molto interessati per ciò che sta accadendo, perché quelle manifestazioni fisiche non si erano mai presentate prima. Il dottor Crombie consiglia di interrompere, perché la medium, nel frattempo, ha gli occhi girati all’indietro ed è gelida nonostante le pulsazioni al polso siano di gran lunga oltre i cento battiti al minuto. Cow Ward e Collins si oppongono. E’ la prima volta che accade e non vogliono perdersi nulla.

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Gli invitati sono impauriti e i due coniugi chiedono all’entità che si sta manifestando se si tratta del loro figlio, George, ma non segue alcuna risposta se non una nuova manifestazione psicocinetica: le sedie su cui sono seduti i presenti iniziano a sobbalzare con una tale energia che tutti i presenti sono costretti ad alzarsi in piedi. Altri, vengono letteralmente scaraventati a terra dal movimento sussultorio delle sedie e nel giro di pochi istanti è il panico. Il lampadario, ha preso ad oscillare ancora più forte e si teme possa cadere. Piccoli oggetti come penne, portasigari e tazzine vengono scagliati nella stanza e sembrano accanirsi contro la giovane vedova, Emma Stevenson, che terrorizzata cerca riparo con le mani.

Ma a questo punto, lascio la parola a chi ha scritto l’articolo:

“…così, a causa dei terribili quanto repentini fenomeni fantastici che sembravano accanirsi soprattutto sulla donna, accadde che i due coniugi fuggirono fuori dalla stanza, mentre altri si accasciarono a terra o si misero con le spalle contro al muro per evitare di essere colpiti dall’astiosa entità.

Come ebbi poi a dichiarare alla polizia, fui io stesso a spingere la vedova Stevenson all’interno dell’armadio a muro, dove pensai si sarebbe potuta riparare e mettersi in salvo da quell’assurdo accanimento nei suoi confronti sino a che i fenomeni non fossero cessati.

Quando finalmente l’entità se ne fu andata, nella stanza eravamo rimasti solo noi sei del Circle K e tre soli dei nostri ospiti. Gli altri erano tutti fuggiti fuori dalla stanza, nel corridoio, dove tutto sembrava assolutamente calmo e poterono accendere le luci. Tirammo un sospiro di sollievo e accendemmo finalmente anche noi le luci che erano rimaste attenuate tutto il tempo. Io e i presenti eravamo ancora molto scossi e per un attimo, ci dimenticammo della signora Stevenson chiusa ancora nell’armadio. Poiché ero stato proprio io a farla accomodare lì dentro per proteggerla dagli attacchi, avevo anche spinto le ante, difficili da manovrare dall’interno per serrarle in modo efficace. Così facendo, avevo involontariamente chiuso dentro a chiave la povera donna che andammo subito a soccorrere sperando non fosse svenuta per lo spavento.

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Con grande stupore, soprattutto il mio, una volta aperto l’armadio scoprimmo che la donna non c’era. L’avvocato Cox Ward disse che probabilmente avevo creduto di averla spinta lì dentro. Protestai, ero assolutamente certo di ciò che avevo fatto e che addirittura, non appena chiuse le ante, mi ero messo con le spalle contro di esso per evitare a mia volta, come tutti, di esser colpito dalle sedie.

I nostri ospiti, tutti ammassati sull’unica porta della stanza che dava sul corridoio, assicurarono che nessuno era uscito da lì dentro.

In breve, dopo aver setacciato tutta quanta la casa, dovemmo arrenderci all’evidenza e chiamare Scotland Yard che intervenne tempestivamente.”

Questa è una parte del resoconto, e nonostante le indagini della polizia, della donna non fu mai più trovata traccia. Sappiamo, sempre dai resoconti, che non tornò mai a casa e che mai fu rinvenuto alcuno dei suoi oggetti personali lasciati all’ingresso: un cappellino, un paio di guanti e l’ombrello.

Cosa sia realmente accaduto e che cosa sia successo a Emma Stevenson non lo sapremo mai, anche perché ciò che ci viene raccontato nel resoconto del dottor Crombie, sappiamo solo che la polizia ha interrogato tutti i presenti e svolto indagini sommarie, dato che il detective che si occupò del caso, arrivò addirittura a mettere in dubbio che vi fosse mai stata una donna di nome Emma Stevenson in quell’appartamento.

Quindi, dove è finita Emma Stevenson? Come può una donna scomparire nel nulla sotto gli occhi di ben dodici testimoni? Tutta questa vicenda ha a che fare con l’entità che si era manifestata?

Detto questo, c’è ancora da dire una cosa: la medium, Judith Anderson, morì due settimane più tardi di una strana “febbre cerebrale” di cui iniziò ad accusare i sintomi la sera stessa degli accadimenti. Il Circle K venne definitivamente sciolto e, a quanto pare, a parte questo resoconto, nessuno ne parlò mai più.

Quella che avete ascoltato è una storia realmente accaduta, la storia di Emma Stevenson, la donna che entrò in un armadio e non venne mai più rivista da anima viva. Un evento curioso che ricorda molto un cenno che si fa nel racconto di Sherlock Holmes scritto da Conan Doyle, “L’enigma di Thor Bridge”, che cito: “Fra questi racconti senza una fine c’è quello del signor James Phillimore il quale, rientrato in casa per prendere l’ombrello, svanì dalla faccia della terra.”

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